Le lingue degli Escartons

Su quello che fu il territorio degli Escartons è oggi possibile rilevare una notevole ricchezza linguistica che non ha eguali in altre zone dell’Italia o della Francia.

L’autogestione che le popolazioni di queste zone alpine esercitarono per circa quattro secoli affermò ulteriormente le affinità linguistiche. La lingua è, in un certo qual modo, lo specchio della società che la parla e il periodo storico degli Escartons, che durò dal XIV al XVIII secolo, rappresenta un lasso di tempo non indifferente.

Per questo, pur nella varietà delle principali lingue diffuse nell’area, ancora oggi si registrano forme “contaminate” che riflettono quattro secoli di storia condivisa e “parlata”.

Lo zoccolo comune e originante di tutte le attuali culture linguistiche nella regione degli Escartons è senza dubbio da ricercarsi nella grande famiglia delle lingue indo-europee.

I dialetti francoprovenzali degli Escartons risalgono certamente ad un periodo precedente al loro riconoscimento politico e come succede a tutte le lingue vive, la loro storia è fatta di più strati lingustici che si sono sovrapposti nelle diverse epoche prima e dopo la latinizzazione del paese. Questo alternarsi di influenze linguistiche ha dato origine nel corso dei secoli alle parlate provenzali alpine nelle forme che oggi conosciamo che non è altro che lo stadio più recente di una evoluzione che continua a progredire.

La diversità delle vallate e la mescolanza delle popolazioni fin da tempi immemorabili, i flussi migratori, le colonizzazioni e gli scambi commerciali sono elementi che hanno favorito la specificità linguistica delle comunità montane, fino ai micro-territori (la parlata di una borgata può essere già lievemente differente da quella delle più vicine frazioni dello stesso comune).

Quando Dante Alighieri nel XIV secolo tentò una prima classificazione delle parlate romanze, prese come riferimento la particella che indicava l’affermazione: determinò così tre idiomi, la lingua del sì, italiano, la lingua dell’oil, oiltano o francese, e la lingua d’òc, occitano.

Nella zona geografica di riferimento, sono identificabili le seguenti lingue attualmente in uso:

- L'Occitano (o Patouà)

Nelle sue numerose varianti e con tante sfumature, il Provenzale alpino (o Patouà) è la lingua ancora parlata dalle popolazioni degli antichi Escartons e si colloca all’interno del mondo occitano.

L'Occitano (lingua d'Òc) deriva dal latino “hoc est”, “è questo”, “è così”; il termine Occitania passò così ad indicare l’insieme delle regioni in cui si parlava la lingua d’òc.

Il Provenzale alpino è in uso nella parte nord-est dell’Occitania: Briançon, Guillestrois, Queyras, Ubaye per la Francia; la valle di Oulx, Chisone, Germanasca, il Pinerolese Pedemontano e Val Pellice, la Valle del Po e Varaita per l’Italia.

Il Francese

Il Francese (lingua d’Oïl) è la lingua che si è imposta a discapito delle altre lingue parlate negli Escartons passati alla Francia con una volontà politica molto forte nel corso della storia:

- L'Italiano

L’Italiano (lingua del Sì) è stato scelto dal ducato di Savoia come lingua ufficiale dalla fine del XIV secolo, pur essendo di origine toscana. Solo da un periodo recente, posteriore all’unità d’Italia (1861), è divenuto la lingua ufficiale delle valli piemontesi.

- Il Piemontese

Il piemontese, costituito da un gruppo di lingue romaniche è stato riconosciuto come lingua regionale dal Consiglio regionale del Piemonte ed è ancora parlato correntemente da gran parte popolazione.

Nella zona di riferimento il piemontese è parlato nelle basse valli. I regnanti di Casa Savoia lo parlavano correntemente insieme al francese, preferendolo essi stessi all’Italiano.

 

In conclusione, le valli degli Escartons, malgrado le lingue ufficiali, hanno conservato un’identità culturale forte dove le diverse tradizioni linguistiche sono sopravvissute e godono oggi di una crescente tutela e di un diffuso interesse culturale.