Inverso Pinasca

Inverso Pinasca il territorio, i documenti, gli abitanti parlano

di Ilia Griset

Ed. Studio Pascal Villar, Perosa 2011

Lo sapevate che:

  • ad Inverso Pinasca, sulle cime, si raccoglieva la genziana di miglior qualità?
  • numerosi toponimi testimoniano l’antica diffusione della coltura e lavorazione della canapa: Chanavìëra (luogo in cui si coltiva o lavora la canapa), Ërbateùirou (luogo dove si batte la canapa), Chanavas (dove si produce o lavora canapa grossolana), Naissòou (dove si mette la canapa a macerare), Paròou (dove si prepara il tessuto di canapa)…?
  • per circa due secoli (1631/1818) fu diviso in due comuni: Inverso e Chianaviere?
  • nel ’600 un mulino macinava clandestinamente le provvigioni di grano per i combattenti valdesi?
  • vi si sono estratte le pietre per la sistemazione della pavimentazione di San Donato a Pinerolo nel 1700 e precisamente da Chianaviere e da Rochacotello?

Queste e molte altre informazioni si possono ricavare dall’ultimo libro di Ilia Griset. Un libro che nasce dall’amore per il proprio paese d’origine, già in precedenza attestato con la tesi di laurea pubblicata nel 1966, “La parlata provenzaleggiante di Inverso Pinasca e la penetrazione del piemontese in val Perosa e in val S. Martino” (Giappichelli ed. Torino ’66) e di recente con l’elaborazione della carta dei toponimi di Inverso Pinasca per l’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano (ancora in attesa di pubblicazione).

Un libro che colma un vuoto di conoscenza storica e culturale di questa zona della bassa Val Chisone il  cui territorio, lungo e stretto, prevalentemente scosceso, a l’ubac, è assuefatto a rimanere in ombra anche dall’angolo visuale di storici e ricercatori che non vi hanno individuato pregevoli testimonianze artistiche o personaggi famosi. L’Ënvéars ha ora un testo che ne tratteggia la storia.

Una storia ben fatta, che unisce al certosino lavoro d’archivio la consultazione di testi e documenti, l’utilizzo integrato di fonti orali e scritte, il sapiente assemblaggio di quanto frammentariamente era già stato divulgato in precedenza, il tutto supportato da una colta conoscenza del patouà. Se la prima parte ha un carattere più strettamente storico, la seconda si estende a temi sociali, economici e culturali. Comincia dunque dalle origini per arrivare alla Resistenza, passando dal travaglio delle  appartenenze amministrative più volte modifi cate, dai confl itti religiosi e dalle infi nite, estenuanti guerre tra Francia e Savoia, fi no alla Grande Guerra; traccia un quadro delle attività economiche otto-novecentesche, conduce una ricerca sulle risorse idriche e una molto commovente sull’emigrazione, ci racconta delle scuole e dei cimiteri;arricchisce con inserti di memorie, leggende e testimonianze.

Un libro avvincente non solo per gli “Inversini”: è un insieme a tutto tondo potenziato dall’abile intreccio tra la storia e la toponomastica. Se ai “fataccou” come me ogni spiegazione sui nomi dei luoghi che ci sono familiari provoca un fremito di gioia, dovuto alla risonanza d’innumerevoli corde percettivo-emotive può essere altrettanto stuzzicante  per chiunque sia attratto dall’argomento generale.

Un libro che stimola l’innesco di nuove ricerche, l’approfondimento di certi temi e un senso di rispettosa deferenza per le persone, in prevalenza povere, quando non miserabili, che prima di noi sono vissute “a l’ubac” in questa porzione di valle.

Mancava, non poteva non essere scritto. Grazie, Ilia.

Enrica Rochon

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