Cattolici e riformati in Val Pragelato nel XVII secolo
(articolo tratto dal n° 129 - Settembre 2005)
Cattolici e Valdesi: dai conflitti alla convivenza
Cattolici e riformati in Val Pragelato nel XVII secolo
Secondo convegno storico-culturale
In una splendida giornata di inizio agosto, il Comune di Usseaux ha accolto nei prati della borgata Laux i numerosi partecipanti al convegno promosso dal Comune, nellʼambito delle sue iniziative culturali, dalla Società di Studi Valdesi, dal Centro Studi della Diocesi di Pinerolo, dalla Parrocchia di Usseaux e dallʼAssociazione Culturale La Valaddo.
Apre il convegno il Sindaco Adriano Sgarbanti con parole di benvenuto, cui fanno seguito brevi messaggi del Vescovo di Pinerolo Pier Giorgio Debernardi, del Pastore valdese Bruno Bellion e dell'onorevole Elvio Fassone, un ricordo del compianto Alex Berton da parte del prof. Aurelio Bernardi ed un saluto fatto pervenire dal prof. Mauro Maria Perrot.
Prima relatrice, la prof.ssa Chiara Povero, la quale, risalendo con un excursus storico ai fatti politici e religiosi che ebbero ripercussioni sulla Val Pragelato sin dal XII secolo, sottolinea l'importanza di questa terra di confi ne fra lo Stato francese e il Ducato sabaudo e presenta con ricca documentazione l'opera compiuta dalle Missioni cattoliche nei secoli XVII e XVIII per il ripristino del cattolicesimo nella Val Chisone, interessata dal movimento valdese. Al fi ne di contrastare il diffondersi fuori dalle Valli della Riforma protestante, missioni stabili furono fondate a Porte e a Pinerolo “Porta d'Italia”, in posizione strategica per controllare gli “eretici” del luogo. Nella Val Pragelato furono attivi i frati Cappuccini che si adoperarono per riconvertire la popolazione, curando la predicazione e la catechesi. Successivamente, furono presenti padri Gesuiti dipendenti dalla Diocesi di Embrun, dapprima con missioni volanti, poi con una residenza stabile a Fenestrelle voluta dal sovrano Luigi XIV. I Gesuiti operarono con maggiore autonomia dal papato e con più aderenza alla linea francese, affiancati dalla “Compagnie de la Propagation de la foi” di Grenoble. Perfettamente organizzati in “unità” aventi ciascuna un proprio incarico, i padri missionari della Compagnia di Gesù si dedicarono non soltanto allʼistruzione religiosa e allʼattività didattico-educativa, ma si impegnarono soprattutto nelle dispute teologiche ad alto livello con i ministri riformati, come dimostrano corposi testi di controversia in risposta ad altrettanti scritti pubblicati dai pastori. La missione di Fenestrelle si adoperò per istituire in questa località un seminario che formasse giovani preti cattolici autoctoni, ma, essendo mutata nel tempo la situazione in valle per alterne vicende e soprattutto in seguito alla revoca dellʼeditto di Nantes (1685), con il conseguente esodo dei riformati, lʼattività del seminario andò via via riducendosi. Nel XVIII secolo, dopo la cessione della Val Pragelato da parte della Francia al Ducato sabaudo, le esigenze spirituali e materiali della popolazione richiesero unʼopera religiosa e sociale che venne assunta principalmente dal cl ro diocesano subordinato allʼautorità vescovile. Con il mutare del contesto politico, lʼattività missionaria in valle venne a cessare nella seconda metà del secolo.
Il dott. Pier Carlo Pazè, con una descrizione vivace e precisa, introduce gli ascoltatori nella vita di una comunità riformata, attraverso notizie particolareggiate attinte dal registro dei verbali del Concistoro di Fenestrelle, un documento di grande valore storiografico, che racchiude la microstoria di tutta la valle con informazioni riguardanti la vita religiosa e sociale locale fi no agli anni delle persecuzioni (1665), quando la registrazione si interrompe. Si delinea così lʼorganizzazione della chiesa riformata che, tramite il Concistoro, esercitava un controllo coordinato e si governava autonomamente con Sinodi generali e regionali. Le chiese della Val Pragelato, facenti parte del Sinodo del Delfi nato, si organizzarono sul modello francese per quanto concerneva la liturgia delle diverse festività, la frequenza stabilita per la celebrazione dei vari culti e la partecipazione dei fedeli, le riunioni, la composizione e le funzioni del Concistoro e persino la disposizione dellʼassemblea allʼinterno del tempio. Rigorosa la gestione della “Bourse des pauvres”, amministrata con oculatezza da un diacono, e scrupoloso il controllo delle fi nanze della chiesa da parte del tesoriere. Dallʼanalisi dei verbali emerge anche lʼaspetto sociale della comunità: oscillazioni demografi che determinate da calamità naturali o da epidemie (la peste del 1630), variazioni tra località diverse, composizione della popolazione (contadini, notai, maestri, mercanti, famiglie importanti e loro identifi cazione). Il ripetersi dei nomi di origine biblica nei gruppi familiari richiedeva, infatti, che i vari membri fossero contraddistinti nei loro cognomi con forme alterate caratteristiche (diminutivi, accrescitivi). Nei verbali erano anche specifi cati divieti e regole comportamentali cui ognuno doveva uniformarsi nella vita privata e collettiva, affinché il comportamento dell'intera comunità potesse essere una forza per il diffondersi della Riforma.
Il prof. Don Giuseppe Trombotto, nel presentare Jean Balcet nella crisidel calvinismo francese, mette in evidenza il travaglio religioso di questo personaggio. Pragelatese di origine, seguì gli studi teologici allʼaccademia di Die e soggiornò in periodi successivi a Ginevra, dove incontrò personalità importanti del mondo riformato, quali il valdese Jean Léger della Val San Martino e il ginevrino Giovanni Diodati, traduttore della Bibbia. Partecipando ai vari Sinodi francesi, nel corso dei quali avvenivano dibattiti su temi di grande portata - la giustifi cazione per fede, la predestinazione - Jean Balcet si allineò alla corrente arminiana, movimento teologico manifestatosi in Olanda agli inizi del XVII secolo, e si rifi utò di aderire alle decisioni prese dal Sinodo di Dordrecht (1618-19) sulla dottrina della predestinazione. Il passaggio dal calvinismo allʼarminianesimo rese impossibile al pastore Jean Balcet lo svolgimento del suo ministero a livello locale e lo costrinse ad allontanarsi temporaneamente dalla valle. Predicò in Francia ed in Olanda, paesi in cui la questione arminiana continuava ad essere vivacemente dibattuta, e poi nelle valli valdesi, dove manifestò la propria disapprovazione nei confronti del valdismo riformato. Dopo essersi laureato in medicina a Lione, si convertì al cattolicesimo, continuò il suo ministero come parroco e pubblicò opere di teologia e di controversia. Non potè probabilmente realizzare il desiderio di ritornare a Pragelato e morì a Lione nel 1665.
Simon Roude, priore a Mentoulles è il protagonista della ricerca fatta dal prof. Paolo Cozzo. Giungendo in valle nel 1629, il priore si trovò in una posizione diffi cile nei confronti del clero, il cui scarso impegno nella cura spirituale e il maggiore interesse per le cose materiali avevano causato in Val Pragelato lʼestinzione del cattolicesimo e il progresso del valdismo. Simon Roude si trovò a dover agire in un contesto politico-religioso contrastato a causa di norme restrittive contenute nell'editto di Nantes (1598) considerate riferibili anche alla Val Chisone. Fu un periodo caratterizzato dalle reazioni ai provvedimenti del re di Francia Luigi XIII per il ricupero dei beni del clero e il ritorno alla fede cattolica. La scarsa collaborazione dei religiosi di Pinerolo e l'ostilità da parte dei calvinisti, che si manifestava con la distruzione di edifi ci cattolici e con aggressioni personali, resero estremamente difficile la sua missione. Le nuove persecuzioni attuate dalla Francia contro i riformati, lʼazione missionaria dei Gesuiti e la collaborazione avuta dal seminario istituito in valle appoggiarono l'attività del priore, che verrà portata avanti dal suo successore, il proprio nipote Simon Roude.
Il pastore Giorgio Tourn, analizzando la figura di François Guérin, pastore a Roure, traccia un quadro storico generale-politico, ecclesiastico, sociologico - in cui si situò il suo ministero, che ebbe inizio in Val Pragelato, dove grandi confl itti si svilupparono con violenza e passione. Da questa valle, la “Val Clusone”, considerata “chiusa” dai frati Cappuccini, frequenti spostamenti lo portarono a vivere intensamente a contatto, sia con il mondo ugonotto del Delfi nato, una realtà diversa, non integrabile nello Stato francese assolutista, sia con la minoranza valdese confi nata in spazi ridotti nel Ducato di Savoia, ideologicamente legato alla Francia, sia col vasto mondo protestante europeo, dove fu immerso in un'ampia dimensione culturale. Appartenente ad una famiglia di pastori, François Guérin frequentò l'accademia teologica di Die ed esercitò il suo ministero nella comunità riformata della Val Chisone e, dopo la peste del 1630, nelle valli valdesi, dove la Chiesa era impegnata in dibattiti su questioni dottrinali che la ponevano di fronte ad una impostazione religiosa di carattere europeo.
In quanto cittadino francese, fu perseguito nel Piemonte sabaudo, realtà politica diversa da quella della ValChisone, terra delfi natese, e, nel 1651, ritornò a Villaretto. Da qui, ebbe frequenti rapporti con ambienti culturali svizzeri. Nelle comunità in cui esercitò il suo ministero pastorale, François Guérin rispose costantemente ai bisogni spirituali dei fedeli e condivise con essi la diffi cile realtà di quei tempi travagliati. Durante il periodo di pastorato svolto alle Valli, scrisse cinque importanti opere di meditazioni e di esegesi biblica.
Thomas Gauthier, pastore a Fenestrelle, su cui verte la relazione del prof. Daniele Tron, svolse il suo ministero pastorale nel ventennio 1665-1685, periodo corrispondente agli anni della repressione contro i valdesi soggetti alla Francia, appartenenti, cioè, alla cosiddetta “Religion prétendue Réformée”. Le proibizioni e le limitazioni diventarono in quegli anni sempre più numerose, soprattutto contro i ministri ed i locali di culto. Questi erano ammessi soltanto nel luogo in cui risiedeva il pastore, mentre erano proibiti i locali in cui si tenevano le riunioni quartierali, defi niti “annessi”. I riformati erano esclusi dalle accademie, non potevano esercitare professioni liberali e dovevano sottostare a norme restrittive di ogni genere. I ministri, in particolare, subivano diverse imposizioni nello svolgimento delle funzioni religiose. Nonostante ciò, in quegli anni vi fu un'intensa attività culturale, con numerose dispute, che dimostrano un'approfondita preparazione teologica, nonché un gran numero di pubblicazioni da parte dei pastori, dalle quali emergono dati sociologici e culturali importanti, a testimonianza di una formazione di livello europeo, non confi nata in ambito territoriale. In questo clima si trovò ad operare Thomas Gauthier, nativo di Villaretto, il quale, dopo gli studi teologici compiuti a Die e a Ginevra, fu consacrato al Sinodo di Embrun a 24 anni e venne inviato a Fenestrelle per succedere al pastore Benjamin de Joux, nominato rettore della Facoltà di teologia di Die. Negli anni in cui svolse il suo ministero a Fenestrelle, Thomas Gauthier subì molti processi dovuti a denunce di ogni tipo fatte alle autorità locali dai missionari gesuiti, i quali controllavano ogni suo sermone, i suoi discorsi ed i suoi scritti. Questa situazione persecutoria lo costrinse ad abbandonare la sua valle e a proseguire la sua attività come ministro e professore allʼaccademia di Die e successivamente a Marburg, in Germania, dove continuò a svolgere un ruolo importante a favore delle comunità valdesi.
A conclusione del convegno, un ringraziamento viene espresso dai moderatori Aurelio Bernardi e Raimondo Genre al Sindaco e all'Amministrazione del Comune di Usseaux per l'impegno culturale “annuale”, ai relatori, ai partecipanti e a quanti hanno collaborato in vario modo per il buon esito dell'incontro.
Ines Castagno