Variazioni enigmatiche

Oggi, nel libro “Variazioni enigmatiche” di Franco Calvetti, Edizioni Angolo Manzoni, ho trovato la “Poesia”.
Sono versi presentati in una veste elegante, pacata, accattivante, sulle pagine sfumate di un colore antico. Versi pronti a sprigionare e a far traboccare, come da uno scrigno troppo a lungo chiuso, sentimenti sofferti, preziosi ricordi lontani, che hanno la bellezza ed i colori di un caleidoscopio.

Il titolo collima perfettamente con l’illustrazione in copertina e intriga il lettore, invitandolo a sfogliare le pagine per capirne il significato, per scandagliarne il contenuto, per affiancare l’autore e condividerne ogni sfumatura.
Mentre rigiro tra le mani il libro mi riprometto di centellinarne il contenuto ed invece, a lettura ultimata, devo ammettere di averlo letto tutto d’un fiato, perché le poesie sembravano concatenate e l’una era un invito a cercare nell’altra la continuazione di un’invisibile trama.
Tutta l’opera si è rivelata come un ritratto autobiografico: un uomo fa un’attenta analisi della complessa visione del proprio animo, che lotta nei tortuosi meandri della vita, ma spera e anela di elevarsi fino a Dio.
Io non vorrei dilungarmi in un’analisi troppo prolissa, ma mi è congeniale soffermarmi a cogliere la preziosità di alcuni versi, che rispecchiano quello “scavare sofferto” del poeta nel proprio intimo.
Spigolando qua e là voglio rilevare che nella poesia “Chapaize” risulta incomparabilmente bello il suono della parola “Fermer”.
"Fermer les yeux… fermer les oreilles… fermer le coeur…"
Un verbo imperioso, solenne, quasi intraducibile: in esso risuona il pianto di un uomo, giudice di se stesso.

Vorrei ancora citare la poesia “In… piedi”, in cui l’autore cerca comprensione e conforto nella natura e negli oggetti (detti a volte impropriamente inanimati), che trasudano comprensione e solidarietà: sentimenti negati dagli uomini a un loro simile.
E potrei continuare l’analisi estetica di altre composizioni, dove il poeta fa un uso appropriato di “ossimori”, che rispecchiano perfettamente il suo travaglio interiore, ma non voglio svelare di più, lascio anche agli altri il piacere di accostarsi alla lettura di tutte le poesie di questo volume, che si presenta a noi “in punta di piedi”.

Rivolgendomi al poeta Franco Calvetti, io dico:
"A pochi è dato
di dipingere con la scrittura
e tu sei fra quelli che,
munendosi
di una policroma tavolozza di parole,
traducono i pensieri
in magiche pennellate di poesia!"

Lina Dolce

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